Gelati speciali per una calda estate
È tempo di gelati, granite, sorbetti, ghiaccioli. Joe Cocker cantava “You can leave your hat on” mentre Kim Basinger nel 1986 mostrava divertita l’uso alternativo di un’anonima tapparella a lamelle. Altra scena cult di “Nine half weeks” calza a pennello le ultime giornate di afa. Ricordate Mickey Rourke mentre le scioglieva sul corpo cubetti di ghiaccio? Il mio regno per quel cubetto!
Anzi: di più… In provincia di Avellino, più precisamente a Mirabella Eclano, c’è un laboratorio che manteca gelato e farcisce frutta.
I pomi sono selezionati, quindi svuotati, nuovamente colmati della loro stessa polpa in modo del tutto artigianale e posti a rinfrescarsi… Da qui prendono il largo per il nord del Paese ma anche Francia, Inghilterra, Emirati Arabi, i recenti contatti in Australia, Giappone, Stati Uniti, la Svezia dove il mantecato ha già un proprio pubblico. Per un assaggio della migliore Italia.
“L’avventura inizia nel 1990 con i limoni di Amalfi, coltivati senza trattamenti e oggi raccolti in esclusiva per noi in costiera” racconta il fondatore Losanno Generoso. Toglie dal freezer un mandarino tardivo di Ciaculli e ce ne porge uno spicchio dolce e freschissimo. È buono tutto, anche la buccia. Al morso si liberano nell’aria profumo di agrumi e grandi raggi di sole. Che si fondono e mescolano a tanti altri sapori e colori. Le castagne Igp di Montella raccolte dagli uomini di Lorenzo Vestuto , artigiano del marron glacè.
La noce di Sorrento estremamente delicata e gradevole che pare quasi sgranocchi sotto i denti, se non fosse per quel manto vellutato che ti avvolge il palato una volta incisa con il cucchiaino. Il pistacchio di Bronte da cui viene ricavato un ottimo mantecato, la mela Annurca gradevolmente acidula e succosa.
Un capitolo a parte spetta alle albicocche del Vesuvio nello specifico la “Pellecchiella”, una delle antiche varietà ricche in potassio e numerosi altri minerali grazie al terreno delle pendici vulcaniche.
Quindi il fico della zona di Chiusano San Domenico, il diospero anch’esso campano, la nocciolina israeliana. Meglio sarebbe, però, gustare i frutti con le dita, mordendo le parti morbide e aspettando che siano leggermente ammansite quelle racchiuse in gusci e bucce aspre al palato.
“Solo il 20% di zucchero aggiunto” spiegano dalla Aloha il resto frutta pura.
Il nome ricorda spiagge tropicali ma in realtà fu scelto da “Nino” perché benaugurale.
“Siamo artigiani, ancora non riusciamo a fare grossi quantitativi – aggiunge, trovando giustificazione per la scelta di nicchia nel forte amore per la grande materia prima della sua terra, da cui arriva la maggiorparte dei frutti – in un anno lavoriamo circa 200 tonnellate di gelato.
Tutto nasce dalla passione per la buona cucina e il desiderio di offrire un prodotto al naturale fatto di sola polpa di frutta, acqua, zucchero e in alcuni case latte, per portare sulla tavola dei nostri clienti la mia Campania”.
Fate un viaggio virtuale sul sito dei gelati Aloha, vedere i suoi “fruttini” rinfrescherà il desiderio…