Pane, salumi e vino rosso.
Mi sento un po’ un “gastronauta” – come insegna Davide Paolini – nell’inattesa scoperta di un perfetto abbinamento gustativo tra prodotti geograficamente lontani. All’interno della manifestazione “Il Lazio incontra Termeno”, svoltasi a Serrone nel frusinate, allo scopo di valorizzare le due produzioni enologiche d’eccellenza di questi territori, rispettivamente il Cesanese e il Gewurztraminer, accade di fare la conoscenza di prodotti unici dal punto di vista organolettico: i pani dell’Alto Adige.
Il Sudtirol ci ha regalato nel corso del tempo molte varietà di pane, ognuna volta a riflettere specifiche radici storiche e culturali: dallo Schuttelbrot, la schiacciata di segale, al Pusterer Breatl, la pagnotta pusterese, passando per la Vinschger Paarl, la coppia di pagnotte della Val Venosta, questi prodotti sono figli di ricette e metodi di lavorazione rimasti immutati nei secoli, garantiti oggi dal marchio di qualità Sudtirol/Alto Adige.
Alla meraviglia generata dall’assaggio di questi pani si aggiunge lo stupore nello scoprire la loro versatilità nell’abbinamento con i salumi della tradizione nazionale, dal salame alla mortadella, dal prosciutto crudo alla bresaola, ognuno valorizzato e singolarmente gratificato dalla commistione con questi nobili prodotti del grano.
Ad accompagnare un simile momento non poteva mancare un calice di Cesanese del Piglio, unica DOCG del Lazio, a rendere finalmente giustizia ad un territorio troppo a lungo lasciato in disparte dai palcoscenici enologici di rilievo.
Un tris d’eccezione, pane, salumi e vino rosso, per un ritorno alle origini che racconta di luoghi e sapori dal fascino intramontabile.