Per dissetare l'estate
Aiuta la tintarella, il suo colore mette di buonumore e con sole 30 calorie l’etto pacifica coscienza e gola. Ricco di potassio il melone accompagna volentieri il pranzo estivo in abbinamento all’intramontabile prosciutto, in insalata o macedonia. E che dire del gelato? L’uso comune lo vuole avvolto in morbide fette di prosciutto crudo, perfetti il Parma Dop e il fratello San Daniele. Gran figura da gourmet sotto l’ombrellone la fate inserendone qualche strisciolina in una pagnottella bianca condita di olio, aceto balsamico e pepe, quindi farcita di pancetta di Zibello e foglioline tenere di rucola a fissare i sapori.
Registrato il pieno di sali minerali e vitamine, disseta il corpo e nutre lo spirito grazie all’elevato apporto zuccherino che sazia la mente. In più le proprietà antiossidanti dei carotenoidi aiutano a prevenire tumori e disturbi cardiocircolatori. Un toccasana, un finger food da spiaggia che strizza l’occhio al panino e agli affettati, da consumare con le dita. Senza indugio!
Sono diverse le località lungo lo Stivale dove cresce questo lontano cugino di cetrioli e zucchine: il Delta Polesano, la Val di Cornia in Toscana, nel cremonese a Casteldidone, nel mantovano a Viadana, nella piemontese Isola Sant’Antonio, precoce di Verona, il bergamasco Calvenzano.
Nell’alta Maremma toscana, in provincia di Livorno, da una trentina di anni il melone della Val di Cornia per caratteristiche pedoclimatiche, ossia di terreno e clima, raggiunge la perfetta maturazione sulla pianta guadagnando in sapore, dolcezza e profumo.
Nel 2008 lo spicchio meridionale della Costa degli Etruschi ha immesso sul mercato circa 155mila quintali di questo frutto, coltivato da una quarantina di aziende che hanno imparato, nel tempo, ad associarne la cura ad altri ortaggi come il pomodoro (anch’esso perfetto compagno di merende in panini e tramezzini estivi) e il cocomero, altro ottimo complice nel contrastare la calura estiva.
Poco lontano da qui, risalendo verso nord sul limitare delle province di Pisa e Livorno, c’è un ristorante che di nome fa Mocajo e tra gli antipasti gioca mescolando vecchi sapori come il lampredotto e piccoli panini. Da provare, non fosse altro per le verdure croccanti raccolte nell’orto biologico di famiglia.