O se preferite: pompe di benzina, trattori (che forse tanto male non sarebbe, in campagna almeno l’aria è pulita!), automobili, macchine. Ecco, questa va meglio. Macchine, i moderni (rifiniti, accessoriati) cari vecchi muli da soma. Che muli non sono ma mezzi felpati (nel senso di comodi) di trasporto: da casa all’ufficio, da scuola in palestra, dalla spiaggia in gelateria.A me i numeri piacciono. Non li amo, a dire il vero, preferisco i pensieri. Ma mi fanno capire e mi aiutano a riflettere. Spesso più delle parole. E allora li vado a cercare. Cosa ho trovato? Che spendiamo di più in carburante che per la tavola (e il pane, ancora una volta, il più pesantemente colpito: meno 9 per cento nei consumi). Perché amiamo spostarci in suv (la loro utilità devo ancora comprenderla), optiamo per l’auto contro i mezzi pubblici (sono reduce da una vacanza in Val Venosta dove treno e bus ridondano di persone, ve ne parlerò), corriamo contro noi stessi. Mai osservate le file in coda? Provate a dirmi quanti passeggeri siedono in ciascun mezzo che contate. 

“La ripresa dell’inflazione fa scendere i consumi a tavola con riduzione record in quantità del 6 per cento per la carne di vitello e del 5 per cento per i prodotti ittici. Ma diminuiscono molto anche gli acquisti  di pane (- 9%) e di pasta (- 4%)”. Ciò emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione ad agosto che evidenzia un forte rincaro dei prezzi per benzina e trasporti che ha trainato l’inflazione al valore più elevato dal 2008: +2,8 in valori percentuali. “Per effetto dei rincari – sottolinea la Coldiretti – la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica delle famiglie italiane ha sorpassato quella per gli alimentari e le bevande. Il prezzo di un litro di benzina alla pompa è oggi superiore a quello di un litro di vino da tavola in vendita sugli scaffali del supermercato, a quello di un litro di latte fresco e a quello di un chilo di pasta. Il risultato è che oltre il 19% della spesa familiare è destinata a trasporti, combustibili ed energia elettrica, una percentuale di qualche decimo di punto superiore alla spesa per alimenti e bevande. L’effetto è appunto un calo dei consumi a tavola che è stato pari in media all’1,5 per cento nel primo semestre 2011″. Ciò a fronte di un rincaro su base annua della benzina “verde” del 16% e del 20,3% del gasolio. I beni commestibili più tartassati? Il pane con -9 per cento, la carne di vitello (-6), il pesce (-5), la pasta (-4), la frutta (-3) e il latte fresco (-2).Un’osservazione in più: nonostante la calura e le sane indicazioni dei nutrizionisti, in tavola hanno scarseggiato anche pesche, albicocche, cocomero… “Quest’anno alcune difficoltà si sono verificate a causa del crollo dei prezzi pagati ai produttori per la frutta, dalle pesche fino alle angurie – aggiunge la principale organizzazione degli imprenditori agricoli – che molti produttori non hanno potuto neanche raccogliere, nonostante il fatto che il costo della frutta al consumo abbiano continuato ad aumentare.” Allora mi chiedo: può il trattore pareggiare il conto con il suv (acronimo di sport utility vehicle)? E spedirci tutti in metro, bus, treno, bici felici e contenti con un bel panino al prosciutto o “mortazza” di scorta?