È “cafone”, ma è troppo buono!
Continua il nostro viaggio con i pani italiani… Oggi è la volta del pane di San Sebastiano.
Personalmente questo pane non lo conoscevo (mea culpa). Adesso che lo conosco, mi sento meglio. Più completo (astronomicamente parlando). Ve lo descrivo subito, in poche parole. Il pane cafone di San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) è di colore ambrato all’esterno, croccante e morbido all’interno, è un prodotto dallo spiccato sapore e dai grandi profumi. Prodotto con farina 0 e 00 di notevole qualità, lievito madre e acqua naturale pura, viene impastato in pagnotte e lasciato lievitare per circa cinque ore. La cottura viene effettuata in forni in mattoni e suolo di Sorrento alimentati con legnetti di vite.
Se il pane è cafone di nome (e di fatto?), non può che esserlo anche il panino in questione. Ma cafone in questo caso ci da l’idea di un panino gustoso, fatto di ingredienti semplici e alla portata di tutti, ma soprattutto ricco. Ricco di bontà. Buono, con la B maiuscola! Da addentare sporcandosi la camicia eventualmente, ma senza perderne neanche una mollica. Da approcciare con grandi morsi, quasi famelici. Che fa venire l’acquolina in bocca solo a guardarlo.
Ne avevamo già parlato, recentemente, ma ci è rimasto così impresso che non ci dispiace parlarne (bene) un’altra volta. Un panino che unisce tanti ingredienti della tradizione enogastronomica campana: dal pane di San Sebastiano unto con olio extravergine di oliva delle colline salernitane (e bruschettato) fino alla ricotta di bufala campana aromatizzata con olio e pepe bianco e nero di mulinello, passando per i pomodorini di Corbara prodotti in casa, la rucola selvatica e il pecorino primo sale, ma soprattutto per un “intruso”, che però ha dato al panino quel tocco in più: il Prosciutto di Parma DOP Negroni.
Il ringraziamento per questa piccola (e allo stesso tempo grande) creazione va a Raffaele Vitale, patron di Casa del Nonno 13, ristorante, salumeria e cantina (vedete voi cosa vi piace di più) in provincia di Salerno. Secondo L’Espresso, “nelle ampie e affascinanti cantine di un antico palazzo nobiliare, un’antologica rappresentazione dei prodotti e delle ricette autentiche della cucina campana di terra, dagli “sfizi” iniziali sino al finale pirotecnico dei dolci classici partenopei”.
Sul perché, Raffaele ci fa sapere che l’insieme degli ingredienti di questo panino “cafone” danno vita un giusto equilibrio tra sapidità (prosciutto e pecorino) e dolcezza (ricotta), tra acidità (pomodorini corbarini) e freschezza (rucola selvatica). Un panino che è allo stesso tempo equilibrio e ricchezza. È tanto, ma non è troppo. Il prosciutto di Parma sembra essere un perfetto compagno di viaggio. Insieme ad un buon bicchiere di Aglianico Rosato.
Ci fidiamo, come non potremmo. Se capitate in Costiera questa estate, non mancate di fare un salto da Raffaele. Non ve ne pentirete!