Rosetta e mortadella

Rosetta e mortadella

Ci piace non solo perché è un superclassico, o perché è il totem della tribù di quelli dello spuntino con la “S” maiuscola, o perché quando c’è lei cuore e papille gustative partecipano insieme alla stessa indimenticabile festa dei sensi.

Ci piace soprattutto perché buona. E scusate se è poco, considerando che nel suddetto generico concetto di bontà rientrano altri più specifici aggettivi come gustosa, succulenta, peccaminosa, appagante, nutriente, e chi più ne mangia più ne metta.
Una rosetta con la mortadella e passa la paura, a scuola o in ufficio, in pausa pranzo come alle quattro del mattino, in spiaggia, sul divano davanti alla partita, in due o in tanti, per placare il languore di metà pomeriggio o per mandare a quel paese dieta, bilancia e verdurine bollite.
Purchè, ovviamente, si seguano le poche e semplici regole di base per una preparazione che si rispetti.

A persona occorrono una rosetta, possibilmente sfornata da poco, ancora tiepida e fragrante, e circa mezz’etto di mortadella Bologna, rigorosamente col pistacchio. Fin qui gli adepti della comunità di aficionados, di cui sopra, sono tutti d’accordo.

Quando si parla di spessore della fetta, invece, le scuole di pensiero diventano due:
- la fetta sottile, con spessore inferiore al millimetro, vuol dire fusione quasi immediata delle succulente occhiature grasse, che a contatto con la mollica tiepida sprigioneranno già al primo morso tutti gli strepitosi aromi speziati che caratterizzano la nostra mortadella. Effetto collaterale: probabilmente il pistacchio non sopravviverà all’attacco della lama e la fetta risulterà lacerata e costellata qua e là da piccoli fori;
- la fetta spessa, di circa due millimetri di spessore, si traduce invece in un piacere ben più lento, dedicato a quelli che amano “guadagnarsi” il sapore con una lunga masticazione. Risultato, pistacchio intatto e un lasso di tempo maggiore tra il primo morso e la deglutizione.

A prescindere dai gusti personali, il rito della composizione del panino vale per tutti: si spacca in due la rosetta, si adagia il nostro untuoso fazzoletto picchiettato di verde sulla parte inferiore, si ricongiungono le due metà, e il gioco è fatto: un apostrofo rosa tra due fette di pane e vissero tutti sazi e contenti.

 

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